La pervasività della GenAI travalica lo status di trend in crescita, per affermarsi come nuovo paradigma tecnologico-sociale in cui ogni mercato e figura professionale dovrà necessariamente confrontarsi per non soccombere sotto la scure dell’obsolescenza tecnologica.
Il mondo legale non fa eccezione, anzi è uno dei settori più sensibile alle GenAI come si evince da un report pubblicato da Goldman Sachs nel marzo 2023, in cui è stato stimato che il 44% delle attività legali potrebbe essere automatizzato con l’Intelligenza Artificiale Generativa.
Le opportunità, così come i rischi per avvocati, studi e direzioni legali sono innumerevoli.
Per cavalcare l’onda rivoluzionaria delle AI è necessario studiare, comprendere e approfondire queste tecnologie al fine di integrare le potenzialità dell’intelligenza artificiale nei processi strategici e operativi.
Di seguito, 4 prospettive attraverso cui osservare questo fenomeno disruptivo, 4 chiavi interpretative, 4 punti geometrici che perimetrano metaforicamente l’area del futuro della professione legale: un quadrilatero in cui agisce e agirà sempre di più l’AI-VVOCATO.
La barriera d’accesso principale all’adozione di modelli strategici e operativi basati sull’AI è di natura culturale. L’incertezza e la diffidenza può irrigidire e compromettere l’analisi del fenomeno. L’AI va certamente affrontata in maniera critica e analitica, ma non ostracizzata in via aprioristica.
Dunque, per comprendere la percezione culturale dell’AI, dobbiamo porci una domanda: qual è l’opinione sull’intelligenza artificiale applicata nella professione legale?
Una risposta ci arriva dal Rapporto Censis sull’Avvocatura 2024.
Nello specifico, per il 47,4% del campione, l’AI rappresenta un’opportunità nell’ambito della ricerca legale, ma non può sostituire la funzione dell’avvocato.
Ha un’opinione positiva anche l’11,3% che vede all’AI come “un’opportunità perché consente di gestire un grande volume di informazione in tempi ridotti, di orientare la soluzione dei casi trattati, di produrre atti corretti, aggiornati e documenti”.
Di contro, per il 23,7 % “rappresenta una minaccia, perché spinge le persone a sostituire la presentazione di un avvocato affidandosi ai risultati di una chatbot”.
Più radicale è il parere dell’8,4%, in quanto ritiene le AI “una minaccia, perché i relativi dati potrebbero essere hackerati, le decisioni automatizzate verrebbero assunte in maniera aspecifica, potrebbe comportare la perdita di innumerevoli posti di lavoro”.
In definitiva, commentando questi dati come giudici imparziali, possiamo attestare una crescita del consenso circa questa nuova tecnologia dovuta ad una maggiore tangibilità delle opportunità.
Resta comunque diffuso un certo scetticismo legato prevalentemente al timore di essere sostituiti.
L’intelligenza artificiale apre inevitabilmente a domande di natura etica sulla liceità di questa tecnologia, non solo in relazione alle opportunità e ai rischi squisitamente correlati alla pratica forense, ma anche rispetto alla questione occupazionale e alla sicurezza informatica.
La Commissione Nuove Tecnologie dell’Ordine degli Avvocati Europei ha diramato 7 principi per garantire un uso etico dell’AI negli studi legali, con l’obiettivo ambizioso, ma necessario, di avviare un dibattito internazionale sugli aspetti deontologici che il settore legale dovrà tenere in considerazione in questa era.
Vediamoli assieme:
L’Intelligenza Artificiale Generativa va considerata come uno strumento, un ausilio alla pratica legale, che non mira a sostituire l’avvocato, ma a supportarlo durante tutte le attività quotidiane.
Adottare un prospettiva operativa, ci permette di vagliare le potenzialità della GenAI, tenendo sempre in considerazione la natura evolutiva della tecnologia.
Analizziamo i plus dell’Intelligenza artificiale per la professione legale.
L’Intelligenza Artificiale non è solo uno strumento al servizio dell’avvocato, ma anche e soprattutto un fenomeno da osservare sotto una lente giuridica.
Avvocati, studi legali e direzioni legali devono aggiornare le proprie competenze per garantire un servizio di consulenza legale puntuale su questa tematica destinata a cambiare il mercato.
La prima legge al mondo sull’Intelligenza Artificiale è l’AI ACT, il cui testo è stato votato all’unanimità dal Consiglio UE è l’AI ACT.
Questa legge stabilisce obblighi e requisiti per gli usi specifici dell’Intelligenza Artificiale in conformità ai principi di libertà ed equità che sono alla base dell’Unione Europea.
L’impianto normativo è basato su una classificazione del grado di rischio: