Diritti della Terra

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Diritti della Terra

Calcolando l’impronta ecologica umana e la biocapacità terrestre, le risorse del nostro Pianeta saranno in grado di sostenere i nostri ritmi solo fino al 25 luglio 2024.
Questo è il dato che emerge dal report redatto dal Global Footprint Network!
La catastrofica situazione ambientale in cui vertiamo ci impone delle riflessioni profonde: quali sono e quali dovrebbero essere le responsabilità di ognuno di noi nei confronti della Terra; come regolamentare questi impegni?
La tutela dei diritti della Terra è una tematica che merita una trattazione giuridica e sociale approfondita. Istituzioni e imprese hanno l’obbligo etico di affrontare le problematiche ambientali in via organica per assicurare un futuro sostenibile alle prossime generazioni, nel rispetto del patrimonio ambientale.
In questo percorso verso l’eco-sostenibilità, il ruolo del mondo legale appare sempre più importante, un autentico faro di giustizia a difesa del nostro Pianeta.
Infatti, un framework normativo abile a seguire le mutevoli evoluzioni sociali in chiave eco-sostenibile è una leva decisiva per guidare un cambio di paradigma culturale-ambientale.

PARADOSSO CULTURALE – FILOSOFICO

Lex est ratio summa, insita in natura, quae iubet ea quae facienda sunt, porhibetque contraria” – “La legge è intesa quale ratio suprema, insita nella natura, che comanda le cose da fare e proibisce le contrarie.”
Questa affermazione di Cicerone enuclea la forza ontologica del diritto di natura, ovvero quella concezione filosofica secondo cui i principi giuridici, così come la giustizia, originino direttamente dalla natura, poiché insiti nell’uomo.
Adottando questa chiave di lettura del diritto, l’interrogativo che dobbiamo porci è: l’essere umano esercita le proprie virtù, intese come liberalitas, fides e pietas, nei confronti dell’ambiente?
La risposta, constando la situazione odierna, non può che essere tristemente negativa!
È paradossale che la natura non possa godere di diritti universalmente riconosciuti, proprio a causa dell’umanità, che invece di preservare e rispettare il proprio “habitat”, lo sta depauperando.
La rivoluzione culturale parte dalla messa in discussione dell’antropocentrismo: l’uomo non è al centro del mondo e l’ambiente non è solamente un bacino di risorse da cui attingere, ma la nostra “casa”. In questa nuova visione, vige il dovere “ciceroniano” di tutelare il Pianeta e proibire ogni comportamento contrario a questo principio. In altre parole riconoscere i diritti “naturali” e inalienabili alla natura stessa, rendendo la Terra un soggetto giuridico de facto.  Nel mondo sono presenti alcuni casi che vanno in questa direzione, ad esempio la “Ley de Derechos de la Madre Tierra” boliviana o i fiumi Gange e Yumana che sono stati investiti dello stesso status giuridico degli esseri umani dall’ Alta Corte dell’ Uttarakhand.

DA STOCCOLMA A PARIGI PASSANDO PER LA COSTITUZIONE ITALIANA.

Il primo ruolo del mondo legale è favorire la tutela e la salvaguardia dell’ambiente, agendo entro il quadro normativo del Diritto Ambientale.
Ecco un excursus degli eventi che hanno segnato la storia di quest’area giuridica.
A livello internazionale, la storia del diritto ambientale inizia nel 1972 con la Conferenza di Stoccolma, organizzata dalle Nazioni Unite. “Noi abbiamo una sola Terra” fu il motto che guidò la definizione della “Risoluzione relativa ad accordi istituzionali e finanziari”, del “Piano d’azione” e della “Dichiarazione di Principi”.
La Conferenza di Stoccolma diede avvio all’UNEP, il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente.
Con 172 governi partecipanti, la prima conferenza mondiale dei capi di Stato si tenne in occasione del Summit della Terra di Rio de Janeiro nel 1992, dove si ufficializzarono i 27 principi generali sull’ambiente.  Durante questo evento vennero firmate la Convenzione sui Cambiamenti Climatici, la Convenzione sulla Biodiversità, la Convenzione contro la Desertificazione.

L’Accordo di Parigi siglato nel 2015, durante la COP21 rappresenta il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sul clima a livello mondiale. L’obiettivo sul lungo periodo è limitare l’aumento medio della temperatura mondiale sotto 1,5°C.
L’Agenda 2030 dell’ONU è attualmente una bussola istituzionale, un programma d’azione per il pianeta.L’obiettivo 13 “Lotta contro il cambiamento climatico” accende i riflettori sulla questione ambientale.
In Italia la normativa di riferimento è il  T.U.A – Testo Unico Ambientale formalizzato con il Decreto Legislativo 3 aprile 2006 n.2006, recentemente aggiornato con le modifiche introdotte dal D.L. 9 dicembre 2023, n.214.

A seguito della proposta di legge costituzionale approvata l’8 febbraio 2022 il principio della tutela ambientale è stato inserito nella Costituzione Italiana. Nella fattispecie gli articoli interessati sono:

  • Articolo 9: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.”
  • Articolo 41: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.”

ESG: UN MERCATO CHE PREMIA LA SOSTENIBILITÀ

Oltre alla tutela dei diritti dell’ambiente, gli avvocati hanno l’importante compito di affiancare le imprese lungo i piani strategici volti alla sostenibilità.
Il crescente trend della finanza sostenibile ci fa ben sperare per il futuro, ma allo stesso tempo ci pone davanti uno scenario normativo più stringente, dove l’ausilio legale sarà sempre più centrale.
Per le imprese, questo può rappresentare un obbligo, il cui inadempimento comporta sanzioni severe, ma al contempo un’opportunità poiché il mercato finanziario premia gli attori economici eco-sostenibili.
Il mondo legale deve guidare le imprese in questo processo, fare da advisor per l’ambiente e per le aziende, consigliando le migliori strategie per implementare sul piano operativo le policy green.
Queste attività endogene del mercato pro-ambiente si declinano in una serie di framework e requisiti ESG.
La nuova direttiva europea CSRD –  Corporate Sustainability Reporting Directive regolamenta gli obblighi di reporting di sostenibilità per:

  • Le grandi imprese già soggette alla Direttiva 2014/95 (NFRD).
  • Le grandi imprese che ad oggi non sono interessate dalla rendicontazione non finanziaria.
  • Le PMI e le imprese quotate sui mercati regolamentati dall’UE.
  • Le filiali UE di società non UE.
  • Le società non UE quotate sui mercati UE.

AD MAIORA

Tutti noi sogniamo un futuro diverso, un futuro migliore, un futuro sostenibile.
Dobbiamo agire oggi per arginare l’emergenza ambientale e preservare il bene più prezioso che abbiamo, ovvero la natura, per le prossime generazioni.
Lo dobbiamo alla Terra, lo dobbiamo al genere umano!
Per raggiungere questo ambizioso obiettivo un primo passo è sicuramente affrontare e superare la disorganicità delle normative ambientali e collaborare verso un quadro giuridico unitario, che possa facilitare cittadini, imprese e istituzioni nella definizione delle azioni necessarie per la conversione ecologica della nostra società.

Noi crediamo in questo futuro! Ad maiora Terra!

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