Novità nel mondo aziendale. Con l’entrata in vigore delle nuove norme legate al Jobs Act le aziende potranno controllare computer, smartphone e telefoni cellulari assegnati ai dipendenti senza il via libera delle organizzazioni sindacali o autorizzazione ministeriale. Una situazione delicata che si muove sul filo del rasoio per quel che concerne la privacy.
In primis è obbligatorio per le imprese informare i propri dipendenti delle caratteristiche dei vari apparecchi e, soprattutto, della possibilità di effettuare controlli anche a distanza, compresa la geolocalizzazione, così come della possibilità di fissare eventuali limiti al loro utilizzo.
Di conseguenza si deduce come, in caso di violazione delle norme fissate dalle aziende, i dipendenti siano passibili di sanzioni disciplinari. Il Jobs Act cancella così l’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori sui controlli a distanza.
Non solo, il lavoratore potrà essere geolocalizzato, pur con il rispetto di precise regole e garanzie. Secondo quanto già sancito dal Garante della privacy lo scorso novembre, si possono installare sugli smartphone delle applicazioni che permettano la geolocalizzazione ma che, soprattutto, rendano ben visibile sullo schermo del dispositivo un’icona. Questa indicherà al dipendente che la funzione di localizzazione è attiva. In generale per quel che concerne gli impianti audiovisivi resta di fatto che vanno installati e utilizzati per motivi legati alla sicurezza, il tutto però senza previo accordo collettivo stipulato dalla rappresentanza sindacale unitaria o dalle rappresentanze sindacali aziendali. Nel mirino anche badge e strumenti legati alle presenze sul posto di lavoro: confermato il loro utilizzo esclusivamente a fini organizzativi e per ragioni di sicurezza e, va specificato, non per funzioni di controllo. Anche in questo caso, però, la normativa stabilisce che l’accordo con i sindacati non è più necessario. Al momento le novità previste dal decreto attuativo del Jobs Act rappresentano ancora una possibilità, ma è già polemica.